Già dalla fine di novembre sto pensando a un libro da consigliare, dato che mi sono prefissata di proporre su questo blog un libro al mese. Alla fine ho scelto Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio BASSANI perché sempre quando devo consigliare un libro così, a freddo, mi viene in mente questo titolo.
In terza e quarta liceo facevo servizio di prestito nella biblioteca della scuola, e siccome gli scaffali erano chiusi io mi sentivo una grande responsabilità addosso: avevo le chiavi. Ma nessuno o quasi, specialmente nel pomeriggio, entrava mai in biblioteca, e di conseguenza i prestiti chie registravo erano pochissimi. Ma non volevo che il registro restasse vuoto e così decisi che, anziché leggere i libri della biblioteca comunale, avrei potuto scegliere qualcuno dei classici contenuti nello scaffale della narrativa italiana a scuola, prendendoli in prestito. Solamente che la maggior parte di quei libri non li conoscevo, per me erano solo dei nomi famosi per sentito dire, e quindi non sapevo nemmeno quali fossero i più importanti da leggere per primi, per farsi almeno una base. Allora, molto praticamente, decisi di appoggiarmi all'ordine alfabetico per autore: di ogni autore che avessi incontrato scorrendo l'elenco il cui nome mi fosse suonato famoso avrei letto il libro. A... niente. B... Bassani. Il giardino dei Finzi-Contini. Un po' riluttante, perché non ero certa che avrei potuto apprezzare un "classico", mi mantenni comunque fedele all'impegno preso di leggere quel libro. Ben presto però la lettura non era più solo una coerenza, anzi mi interessava proprio.
Non è uno di quei libri che ti avvincono e dai quali non ti scolli più finché non li finisci; è una storia lenta, dai toni medi e che lascia molto al non detto, o almeno questa era la mia percezione a sedici anni. È una storia di giovani liceali di qualche decennio fa vista dal punto di vista di uno di loro, che si innamora. Il giardino della famiglia dei Finzi-Contini è il luogo in cui gran parte della storia si svolge, senza troppi avvenimenti esteriori. È un racconto che scorre tranquillamente e che a me ha lasciato un senso di mestizia lieve e quasi piacevole, e un bel ricordo.
Per questo mi sento di consigliarlo a chi non l'avesse letto, e a chi invece già lo conosce chiedo un parere.