"Il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, della terra intera; considerare l'ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole meravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l'universo infinito, e sentire che l'animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; e sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e patire mancamento e vòto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga nella natura umana". G. Leopardi

martedì 26 febbraio 2008

Febbraio: Cioccolato

Il consiglio di lettura per il mese di febbraio arriva un po' in ritardo: confido nella pazienza dei miei 25 lettori. Anche Manzoni diceva che i suoi lettori erano 25, ma lui voleva essere modesto perché sapeva di averne molti di più, mentre io voglio tirarmela perché in realtà so di averne molti di meno... :)
Per questo mese non vi indico un libro solo, ma approfitto della selezione di titoli fatta dalla biblioteca del mio paese per un incontro su libri e cioccolato (buonissimo abbinamento) svoltosi due sabati fa. Vi riporto quindi l'elenco dei titoli prorposti che hanno a che fare col cioccolato.
ALLENDE Isabel, Afrodita. Racconti, ricette e altri afrodisiaci, Feltrinelli
AMADO Jorge, Dona Flor e i suoi due mariti, Garzanti
AMADO Jorge, Gabriella garofano e cannella, Mondadori
BUITRAGO Fanny, La signora del miele, Feltrinelli
ESQUIVEL Laura, Dolce come il cioccolato, Garzanti
HARRIS Joanne, Chocolat, Garzanti
HARRIS Joanne, Profumi, giochi e cuori infranti, Garzanti
HENDRICKS Judi, Il dono di Isabel, Salani
MENABUONI Marco, Cioccolato. Mito e storia di un celebre e raffinato alimento, Nardini editore
PAZ Senel, Fragola e cioccolato, Giunti
POSADAS Carmen, Piccole infamie, Frassinelli
SCHOGT Philibert, La bottega del cioccolato, Garzanti
Per saperne di più:
Cioccolato. Il cibo degli Dei, Mondadori
Il cioccolato. Storia, leggenda, medicina, divagazioni e poi..., Calderini
Perché alle donne piace il cioccolato, Sperling & Kupfer
I piaceri del cioccolato, Garzanti

martedì 12 febbraio 2008

Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo

Premetto che non ho le competenze per fare di questo intervento una cosa seria. La mia vuole solo essere una riflessione su di un problema che mi si è posto, e al quale ho cercato di dare una mia motivazione. Sull’origine del mondo, credere alla religione o alla scienza? Non avendo trovato motivi a favore dell’una o dell’altra opzione che soddisfacessero pienamente le mie domande, ho cercato una conciliazione tra le due possibilità. E ho trovato che quest’integrazione, seppur probabilmente del tutto infondata, mi convince. Gradirei comunque conoscere il punto di vista di altri, così da migliorare il mio.

Accade che alcune persone neghino le teorie di Darwin sull’evoluzionismo. Del resto, è vero che sono teorie, e non leggi, in quanto non ancora dimostrate. Tutto quello che ci dicono però sembra puntare in quella direzione: la vita si è evoluta dai microrganismi fino a noi passando – cosa turpe a dirsi secondo alcuni – per le scimmie, che pare ci precedano immediatamente in questa linea.
Conosciamo tutti la storia del primo capitolo della Genesi sulla Creazione del mondo, che narra dal momento in cui dalla volontà di Dio è emanata la luce, seguita dalla separazione delle acque del cielo da quelle della terra, a loro volta separate dall’asciutto, e poi dalla creazione delle piante, degli animali marini e degli uccelli, degli animali che vivono sulla terraferma, e infine, il sesto giorno, dalla creazione dell’uomo.
E conosciamo anche l’ordine con cui l’universo e tutto quello che contiene (compresa la Terra con relative lito- atmo- idro- e biosfera) si sono formati, a partire da quella cosa grandiosa che fu il big bang fino ad oggi.
Io credo alla spiegazione del primo capitolo della Bibbia? Sì.
E credo alla spiegazione di tutti quegli scienziati che, nella storia dell’uomo, correggendosi con l’avanzare della conoscenza umana, hanno fornito l’attuale modello dell’universo e della comparsa ed evoluzione della vita sulla Terra? Sì.
Infatti la seconda è l’idea che l’uomo ricava dall’osservazione del mondo, la prima è il senso di quest’osservazione. Già Galileo nel suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo chiariva come la Bibbia fosse un testo scritto per allegorie ed analogie. È un testo che va interpretato, e del resto così è stato giustamente fatto in questi millenni di esegesi biblica, che non avrebbero motivo di esistere se la Bibbia andasse presa alla lettera.
L’ordine con cui le fasi della formazione del mondo vengono descritte dalle due “versioni” è lo stesso, cambiano solo i tempi. Ma per il significato che la creazione del mondo deve avere, è davvero importante indicare quanti decimillesimi di secondo o quanti miliardi di anni sono passati tra una fase e l’altra? Non mi sembra. È invece importante per la scienza, che si chiede come le cose siano fatte, e descrive quindi nei particolari la successione degli eventi. Ma, ripeto, questa successione degli eventi che viene descritta è la stessa.
Resta da chiedersi dove sia il posto dell’uomo in tutto ciò: se si è evoluto da una scimmia, l’unica differenza tra noi e i primati dovrebbe essere una manciatina di geni, che per un errore di trascrizione da una generazione all’altra abbiano causato la differenziazione della specie umana. Niente di più, quindi, di quello che distingue un pesce rosso da un cane. Ma questo, certo, è ignobilmente riduttivo. L’uomo è l’unico essere dotato di ragione e che agisce secondo stimoli ben più complessi del semplice istinto. L’uomo sa di esistere, sa che il mondo esiste, e su questi ed altri fatti si pone delle domande. Non si lascia vivere, ma vive.
C’è stato quindi un momento nella storia della vita sulla Terra in cui una specie ha compiuto un passo che l’ha posta intellettivamente al di sopra delle altre, e che è stato la base imprescindibile per lo sviluppo della civiltà, la quale trae impulso al suo sviluppo dalla curiosità e dal desiderio di conoscere. Se gli uomini non si fossero posti nessun quesito, non avrebbero mai cercato delle risposte. È quindi da porre qui la comparsa della ragione, probabilmente dovuta a un processo lento legato al progressivo sviluppo dell’area anteriore del cervello. Si tratta, in quest’ultima frase, di una spiegazione scientifica della cosa perché, come già detto, quella religiosa vorrebbe che l’uomo sia creato, e che quindi compaia già completo in ogni sua parte, ragione compresa.
Ma anche qui le due spiegazioni non stridono. Se è vero infatti che l’uomo è quel livello della natura in cui la natura ha consapevolezza del suo essere, prima di questo livello l’uomo non c’era. La specie umana compare quando compare la ragione, è la ragione stessa. La consapevolezza, per dirla in parole povere, diventa quindi lo spartiacque storico-evolutivo-spirituale tra la scimmia e l’uomo, e questa consapevolezza dell’io e del mondo, dello spirito e delle sue tensioni verso qualcosa di ingenerato da cui sente di dipendere e su cui si pone degli interrogativi esistenziali, anziché essere una somma di errori genetici, è una caratteristica inequivocabile dell’umanità, e può essere benissimo intesa, io credo, come parte del disegno divino universale voluto e iniziato con il fiat lux che ha provocato il big bang. Una volontà guida la nascita e l’evoluzione del mondo fino all’uomo.

Non potrebbe allora essere, come io credo, che entrambe le spiegazioni siano vere, e che siano semplicemente formulate in due modi diversi perché diverse sono le funzioni e gli scopi che queste due spiegazioni devono avere?

Correggetemi per ogni volta che sbaglio e ditemi la vostra, così da fare di questa riflessione quel vero Dialogo che si propone di essere.

sabato 9 febbraio 2008

Prima gara di orienteering 2008

Domani ricomincio le gare del mio sport preferito: l'orienteering!
Per chi non lo conoscesse, è uno sport nato come corsa di resistenza nei boschi, ma in cui il percorso non è segnato nella realtà, bensì su di una carta topografica molto dettagliata, che presenta dei cerchi rossi indicanti dei punti di controllo per cui passare obbligatoriamente e nell'ordine indicato. Questa carta viene consegnata ai concorrenti in partenza e, con l'aiuto di una bussola, ci si orienta e si sceglie la via più conveniente per passare per tutti i punti. Vince chi, completando correttamente il percorso, impiega meno tempo.
Si può fare a piedi (corsa d'orientamento), in MTB (mountain-bike orientamento) e sci di fondo (sci orientamento). Esiste poi la specialità dell'orientamento di precisione, che può essere praticata da normodotati e disabili fisici insieme perché, come dice il nome stesso, è messa in risalto la precisione dell'orientista e non la sua velocità/resistenza. Per ulteriori info: www.fiso.it.
Ma passiamo alla gara di domani: a Brinzio, con una carta solo curve di livello! Il che significa che su questa carta saranno segnate, appunto, solo le curve di livello (isoipse), che sono delle linee marroni che uniscono tutti i punti situati alla stessa altezza, permettendo così di individuare le forme del terreno (colline, avvallamenti, nasi, depressioni, selle, creste, e anche buche, fosse, canalette, scarpate, muri di terra). Non vedo l'ora!
L'ultima volta che ero così entusiasta di una gara ho fatto schifo, ma chissene.
Resta il consiglio per tutti di provare, è uno sport che unisce gambe e cervello. E tutti dicono di non essere capaci, ma non è vero. Anche io non sono capace.