"Il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, della terra intera; considerare l'ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole meravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l'universo infinito, e sentire che l'animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; e sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e patire mancamento e vòto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga nella natura umana". G. Leopardi

mercoledì 16 aprile 2008

Aprile: La scienza degli addii

A marzo niente consiglio di lettura: chiedo scusa al mio pubblico che, date le dimensioni, è praticamente privato... Non potevo mancare però anche all'appuntamento di aprile, seppur in ritardo sull'inizio del mese, e spero che il libro che propongo cancelli queste mie mancanze col piacere della sua lettura. Insomma, che vi venga da dire, alla fine, "valeva la pena di aspettare".


La scienza degli addii di Elisaberra RASY.
Non chidetemi notizie sull'autrice perché non ne so nulla, ho solo letto un suo articolo riguardante un romanzo storico del '900 su "Repubblica".
E non chiedetemi niente nemmeno sull'affidabilità storica di questo romanzo: so solo che si colloca negli anni '20-'30 in Russia e narra del poeta non allineato Osip Mandel’štam, morto a 39 anni, e di sua moglie, ma soprattuto di come grazie a lei non si sia persa memoria degli scritti di lui. Letteralmente.


«Ho imparato la scienza degli addii, nel piangere notturno, a testa nuda».