"Il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, della terra intera; considerare l'ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole meravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l'universo infinito, e sentire che l'animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; e sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e patire mancamento e vòto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga nella natura umana". G. Leopardi

venerdì 9 novembre 2007

Nove novembre

Da oggi diffondo l’indirizzo di questo blog. La data non è scelta a caso, infatti oggi compio 20 anni. E poi, mi piace proprio come suona “nove novembre”…

20 anni sono tanti, o almeno così li sento io. Quando uno è nei piccoli dell’asilo, pensa ai grandi che l’anno dopo addirittura vanno a scuola; quando poi uno va a scuola, vede quelli di quarta e di quinta come dei giganti: sono altissimi e con l’età che hanno possono fare un sacco di cose! Per non parlare di quelli di dodici anni: a dodici anni ci si può sedere davanti in auto, e poi nei bugiardini delle medicine si dice sempre “non somministrare al di sotto dei dodici anni”… Insomma, a dodici anni uno è adulto! Fino a quando non arriva il momento in cui si compiono questi sospirati dodici anni: una gran delusione. Io cominciavo a dirmi che probabilmente gli altri dodicenni erano davvero tali, mentre io lo ero diventata ma non sul serio. E allora sull’onda della delusione si volge lo sguardo ai quattordicenni, che stanno per andare alle superiori e possono guidare il motorino, e poi a quelli di sedici anni che possono guidare anche le moto, ma soprattutto si sognano i diciotto anni! Io li ho sognati fino ai diciassette, poi quando è stato il momento di compierne diciotto mi è mancata la terra sotto i piedi, perché proprio non mi sentivo in grado di sobbarcarmi la responsabilità di me stessa, e del resto è ancora così e credo che lo sarà sempre. Ma fintanto che uno si trova ad essere nei “dicia-“, va ancora bene. Il problema sono i “venti-“, che poi insieme ai “trenta-“ portano alla lunga serie di “-anta-“: già con un piede nella fossa in pratica... :) A parte gli scherzi, io nella mia testa mi sento esattamente come quando avevo sei anni, salvo qualche inquietudine in più. Perché dunque dovrei compierne venti? Non sento di meritarmeli, se così si può dire.
Passati i venti uno non può fare a meno di pensare al futuro, è il decennio che determina gran parte della vita. E sinceramente io non so da che parte cominciare.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

cos'hai una crisi adolescenziale?? o forse dovrei dire giovanile...per fortuna che stasera verremo noi a tirarti su il morale!!!! e comunque ricordati che tu non hai ganz keine Idee e che tempus fugit, scripta manent (lizeum docet...)

Anonimo ha detto...

il decennio che viene è determinante, ma consolati io a 26 sto forse afferrando la minima parte del mio destino ;)

Claudia ha detto...

Ma il destino non si afferra mai veramente...

ale ha detto...

auguri Claudia... anche se con quasi un mese di ritardo!

Andrea Visioli ha detto...

auguroni!!!
perdona il ritardo ma ho scoperto ora del tuo blog.. carino, ma sto provando a finire di leggere la parte della ragione&mistero :-(
tanti auguri ancora