"Il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, della terra intera; considerare l'ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole meravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l'universo infinito, e sentire che l'animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; e sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e patire mancamento e vòto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga nella natura umana". G. Leopardi

lunedì 24 marzo 2008

Ottava

Che vergogna, da troppo tempo non aggiorno il blog, e non ho neanche scritto gli auguri di Pasqua.
Mi permetto di fare una riflessione, e di parlare un po' dei fatti miei, ma solo per questo post, anche perché non credo siano fatti solo miei o, meglio, proprio perché sono miei possono essere di chiunque. Scusate la frase criptica, ma ho fatto apposta :)
Sono stata a confessarmi martedì mattina e il prete mi ha dato come penitenza di vivere bene il Venerdì Santo. Così mi sono ripromessa una Via Crucis che, così come quello che avevo in programma per il Giovedì, sapevo avrei fatto. Sono stati momenti intensissimi, in cui diventa davvero evidente che una coesione simile tra tante persone e così diverse non può dipendere da noi. La Chiesa che esiste da duemila anni non è un atto di volontà o affermazione di sé di qualche fanatico.
Non per niente, oggi mentre cercavo una parola latina nel dizionario mi è caduto l'occhio su religio, la cui definizione per l'etimologia rimandava a re-ligo: tenere insieme le cose.

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